giovedì 30 gennaio 2020

Recensione|| La zona cieca di Chiara Gamberale


Titolo:La zona cieca
Autore: Chiara Gamberale
Editore: Feltrinelli

Di Chiara Gamberale ho letto e recensito quasi tutto. Mi sono sempre piaciute le sue storie, sia che fossero tristi, sia che fossero spensierate e gioiose. Mancava all'appello 'La zona cieca', e ho deciso di leggere e recensire anche questo.

Sinossi

Nel pomeriggio di un 29 febbraio, in uno scalcinato luna park, Lidia e Lorenzo si incontrano. Raro come il giorno che li ha fatti conoscere e fuori dal tempo come quel luna park, un sentimento li lega fin da subito, anche se all’apparenza non potrebbero essere più diversi: Lidia, conduttrice radiofonica di Sentimentalisti Anonimi, è fin troppo abituata a guardare in faccia il suo dolore, Lorenzo, scrittore narcisista e inafferrabile, riesce a sopportare la vita solo ingannando se stesso e gli altri. Eppure il bisogno di essere amata di lei permette a lui di entrare in contatto con la sua zona cieca, quella parte di noi dove ognuno è sconosciuto a se stesso. E la paura di amare di Lorenzo permette a Lidia di fare altrettanto. Proprio per questo, se cercarsi è per tutti e due naturale e necessario, stare insieme sembra impossibile e più Lorenzo mente, più Lidia si fa ossessiva, più Lidia chiede, più Lorenzo elude, illude e tradisce. Fino a che, in un crescendo che fatalmente diventa tragico e comico allo stesso tempo, cominciano ad arrivare le lettere di Brian, un improbabile ex musicista che, per la prima volta, regala a Lorenzo la sensazione di potere ascoltare e a Lidia quella di venire ascoltata…

'E' difficile capire perché fra tutte le voci e i modi di camminare
 e di fare l’amore in cui ci imbattiamo, 
capita quella, capita quello 
che ci raggiunge proprio lì, 
dove fa sempre freddo, 
e a quel punto non può che rimanere'.

Recensione 'La zona cieca' di Chiara Gamberale

Sono stata in dubbio se scrivere o meno la recensione di 'La zona cieca', ma alla fine ho deciso di pubblicarla. Sarà perché rispetto agli altri romanzi più maturi, questo sia uno dei primi, e quindi ancora acerbo, ma a me non è piaciuto per niente. Un amore malato, che forse amore nemmeno era; mi è sembrata piuttosto la storia di due poveretti ai confini del mondo, la cui solitudine e poca voglia di vivere, il caso ha fatto incontrare. Se Lorenzo fosse capitato sulla mia strada non me ne sarei mai potuta innamorare; sporco, sudicio, poco elegante ed educato, incapace di amare qualcuno e di amare anche  stesso. Lidia è una poveretta complessata che dopo aver fatto da zerbino nella storia con Lorenzo, appena incontra il ricercatore decide di riappropriarsi della sua vita senza però alla fine ottenere granché. E non perché un figlio non significhi nulla, ma perché poi a quel figlio gli devi anche spiegare perché non ha un padre, e tutto ciò che ne deriva. Alla luce di questa mia lettura sbagliata, sono felice che Chiara Gamberale sia poi migliorata, non tanto stilisticamente perché la sua scrittura è rimasta sempre uguale, quanto a livello di storie e complessità della trama. Se lo dovessi consigliare? Assolutamente no. Noioso, ripetitivo, senza trama.

'Siamo bravi ad amare solo quello di cui percepiamo la caducità'


domenica 26 gennaio 2020

Recensione 'Ah l'amore l'amore' di Antonio Manzini


Titolo: Ah l'amore l'amore
Autore: Antonio Manzini
Collana: La memoria
Anno edizione: 2020
In commercio dal: 9 gennaio 2020
Pagine: 352 p., Brossura 
  • EAN: 9788838940217

Una nuova indagine per Rocco Schiavone.
«“Oh Madonna” disse Italo. “Rocco? Hai sangue…” e gli indicò la schiena. Il vicequestore si mise la mano sopra i muscoli lombari e la ritirò inzaccherata. “Oh porca…” ringhiò» - Rien ne va plus
«Capirete chi sono davvero Rocco e il suo fratello Manzini e aspetterete la nuova avventura come se fosse l’amico di cui non si può più fare a meno. Specchio bramoso del nostro scontento» - Bruno Ventavoli, Tuttolibri - La Stampa

Nell’ultima pagina di Rien ne va plus abbiamo lasciato Rocco Schiavone ferito in un lago di sangue. Ora è in ospedale dopo l’intervento di nefroctomia che ha subito, la stessa operazione che ha portato alla morte uno dei ricoverati del reparto, a quanto pare a causa di un errore di trasfusione. Così costretto all’immobilità, di malumore, Rocco comincia ad interessarsi a quel decesso in sala operatoria che ha tutta l’aria di essere l’ennesimo episodio di malasanità. Ma fa presto a capire che non può trattarsi di un errore umano anche perché si è fatto spiegare bene dal primario Filippo Negri le procedure in casi del genere. Per andare a fondo della questione sguinzaglia dal suo letto tutta la squadra, e segue l’andamento delle indagini, a partire dalle informazioni sul morto, Renato Sirchia, un facoltoso imprenditore di salumi della zona, casa sfarzosa, abitudini da ricco, gran lavoratore. Dietro il lusso però si cela una realtà economica disastrosa, la fabbrica è piena di debiti e salta anche fuori una consistente assicurazione sulla vita. Rocco non riesce a stare a guardare e uscito di nascosto dall’ospedale incontra la moglie e il figlio di Sirchia, Lorenzo, fresco di studi aziendali e con idee di conduzione assai diverse da quelle del padre. Le cose però non sono così semplici come appaiono e Schiavone non si fa incantare dalla soluzione più facile. Attorno a lui, le luci del Natale, i neon del reparto (non si sa quali lo deprimano di più), i panettoncini, unico cibo commestibile, gli infermieri comprensivi, il vicino di letto intollerabile e soprattutto i suoi che vanno e vengono incessantemente, lo coprono nelle sue fughe, lo assecondano e non aspettano altro che il vicequestore ritorni in servizio. Soprattutto Antonio Scipioni, che sta sostituendo Rocco ma che è alle prese con situazioni amorose da commedia degli equivoci, le tre donne con cui ha intrecciato relazioni amorose e che era riuscito a non fare mai incontrare, ora rischiano di ritrovarsi tutte e tre ad Aosta. L’unico a potergli dispensare dei consigli è proprio Schiavone.

La recensione libro 'Ah l'amore l'amore' di Librininuscita

Questo weekend ho deciso di leggere qualcosa di diverso dal solito e la scelta è caduta sul libro primo in classifica edito da Sellerio e scritto da Antonio Mancini: 'Ah l'amore l'amore'.
Premesso che non ho letto 'Rien ne va plus', anzi, non sapevo nemmeno che 'Ah l'amore l'amore' fosse il prosieguo di qualcosa, ma l'ho iniziato e finito in appena due giorni. Non mi piace il genere giallo poliziesco, preferisco leggere altro, ma la curiosità ha deciso per me. Mi ha spinto alla lettura di 'Ah l'amore l'amore' il titolo (però questa volta non ho letto volutamente la sinossi, altrimenti sapendo che c'era un 'prima' non lo avrei letto) e il fatto che fosse al primo posto nella classifica dei libri più venduti. Questo vorrà pur dire qualcosa. I personaggi mi sono subito stati familiari, come se li conoscessi da sempre, Rocco e Antonio in primis. Due personaggi molto diversi tra loro ma simpaticissimi entrambi. Il primo con le sue battute, il secondo con le sue tre fidanzate e la consapevolezza di essere costretto a fare una scelta prima o poi. La mia non pretende di essere una vera e propria recensione libro 'Ah l'amore l'amore', ma volevo segnalare che nonostante non leggerò mai il capitolo precedente 'Rien ne va plus', la lettura non è stata assolutamente difficoltosa, ed è un libro che potrebbe piacere non solo agli amanti del genere, ma anche a chi, come me, ad un certo punto sente l'esigenza di cambiare genere per poter apprezzare finalmente qualcosa di diverso rispetto a quello che legge regolarmente. Se ve lo consiglio? Sicuramente. Cosa aspettate? Voglio leggere cosa ne pensate nei commenti!

martedì 21 gennaio 2020

I leoni di Sicilia || Recensione




Titolo: I leoni di Sicilia
Autore: Stefania Auci
Editore: Nord

Quarta di copertina

Dal momento in cui sbarcano a Palermo da Bagnara Calabra, nel 1799, i Florio guardano avanti, irrequieti e ambiziosi, decisi ad arrivare più in alto di tutti. A essere i più ricchi, i più potenti. E ci riescono: in breve tempo, i fratelli Paolo e Ignazio rendono la loro bottega di spezie la migliore della città, poi avviano il commercio di zolfo, acquistano case e terreni dagli spiantati nobili palermitani, creano una loro compagnia di navigazione… E quando Vincenzo, figlio di Paolo, prende in mano Casa Florio, lo slancio continua, inarrestabile: nelle cantine Florio, un vino da poveri – il marsala – viene trasformato in un nettare degno della tavola di un re; a Favignana, un metodo rivoluzionario per conservare il tonno – sott’olio e in lattina – ne rilancia il consumo… In tutto ciò, Palermo osserva con stupore l’espansione dei Florio, ma l’orgoglio si stempera nell’invidia e nel disprezzo: quegli uomini di successo rimangono comunque «stranieri», «facchini» il cui «sangue puzza di sudore». Non sa, Palermo, che proprio un bruciante desiderio di riscatto sociale sta alla base dell’ambizione dei Florio e segna nel bene e nel male la loro vita; che gli uomini della famiglia sono individui eccezionali ma anche fragili e – sebbene non lo possano ammettere – hanno bisogno di avere accanto donne altrettanto eccezionali: come Giuseppina, la moglie di Paolo, che sacrifica tutto – compreso l’amore – per la stabilità della famiglia, oppure Giulia, la giovane milanese che entra come un vortice nella vita di Vincenzo e ne diventa il porto sicuro, la roccia inattaccabile.
Intrecciando il percorso dell’ascesa commerciale e sociale dei Florio con le loro tumultuose vicende private, sullo sfondo degli anni più inquieti della Storia italiana – dai moti del 1818 allo sbarco di Garibaldi in Sicilia – Stefania Auci dipana una saga familiare d’incredibile forza, così viva e pulsante da sembrare contemporanea.

La recensione di Libriinuscita

Ho iniziato a leggere 'I leoni di Sicilia' sulla scia delle numerose recensioni positive che si sono susseguite su internet e sulla carta stampata. L'ho divorato in poche ore, non tanto perché la storia fosse coinvolgente oltre misura, quanto perché volevo vedere se l'amore di Ignazio per Giuseppina prima o poi trovasse un modo di esistere; sono rimasta delusa perché alla fine tra loro sono state più le parole non dette che tutto il resto. Poi ho proseguito nella lettura fiduciosa che almeno Vincenzo trovasse un amore che le facesse battere il cuore all'impazzata, ma ha trovato Giulia che ha trattato per buona parte della sua vita come una mantenuta, e per il resto come una condannata a morte cui è stata concessa la grazia solo per aver generato il tanto agognato figlio maschio. Un uomo che soltanto in punto di morte chiede alla moglie se l'ha resa felice, ma che in realtà se l'è sposata forse soltanto perché lui ormai non era più nel fiore degli anni per potersi permettere una sposa giovane e bella, e perché le ha dato un figlio maschio da poter finalmente riconoscere. Che dire di questo libro che molti hanno definito un capolavoro; pur essendo scritto in un linguaggio scorrevole e grammaticalmente corretto, non mi ha attirato più di tanto. La trama insiste forse troppo sulla voglia di emergere di Florio, a volte in maniera molto pesante, tanto che ci sono dei passaggi che annoiano il lettore abbastanza pesantemente. Sicuramente è uno dei pochi libri scritti bene, tra quelli usciti da poco, per cui vale la pena leggerlo (se non avete d meglio da fare).
 

martedì 7 gennaio 2020

Recensione 'La vita bugiarda degli adulti' - Elena Ferrante

Titolo: La vita bugiarda degli adulti
Autore: Elena Ferrante
Editore: E/O
Collana: Dal mondo
Anno edizione: 2019
In commercio dal: 7 novembre 2019
Pagine: 336 p.
  • EAN: 9788833571683

Non ho mai letto nulla di Elena Ferrante; non ho nemmeno visto 'L'amica geniale' in televisione, non conosco nemmeno io la motivazione. Forse perché i bestseller mi hanno spesso deluso, preferisco gli autori men conosciuti che hanno ancora qualcosa da raccontare, e spesso lo fanno meglio di autori pagati una fortuna solo per pubblicare un nuovo romanzo. 


Ho letto con piacere 'La vita bugiarda degli adulti', ma non lo metterei in testa alla classifica dei libri più venduti. Si legge in modo spedito, con un linguaggio fluido e trasparente che rende piacevole dilungarsi nella lettura, ma per il resto finisce qui. La storia è quella di un'adolescente, Giovanna, che narra in prima persona la sua vita da adolescente, a partire dalla paura di assomigliare alla sorella brutta del padre.


'...tratti ai quali fino a poco prima non avevo fatto caso diventarono evidenti: le sopracciglia foltissime, gli occhi troppo piccoli e di un marrone senza luce, la fronte esageratamente alta, i capelli sottili – nient’affatto belli, o forse non più belli, ormai – che si incollavano al cranio, le orecchie grandi dai lobi pesanti, il labbro superiore corto con una disgustosa peluria scura, quello inferiore molto grosso, i denti che sembravano ancora da latte, il mento aguzzo e il naso, ah il naso, come si protendeva senza garbo verso lo specchio, quanto si stava allargando, com’erano tenebrose le caverne tra il setto e le pinne. Erano già elementi del viso di zia Vittoria o miei e soltanto miei? Mi dovevo aspettare di migliorare o di peggiorare?'

Al centro della storia, i suoi genitori che, seppur non vengono descritti fisicamente in modo dettagliato, il lettore impara a conoscerli dalle loro azioni:

'Mio padre mi pareva un uomo straordinario, mia madre una donna assai gentile, ed entrambi erano le uniche figure nitide in un mondo per il resto confuso'.


'La vita bugiarda degli adulti' è un romanzo che tiene compagnia in queste gelide serate invernali; il pubblico dei lettori in parte lo ha apprezzato, in parte no. Penso che ciò sia dovuto al fatto che molti di loro si aspettavano le stesse emozioni vissute in 'L'amica geniale'; io invece, che non rho leto, né mi accingerò a farlo proprio ora, non mi aspettavo molto, anzi, non sapevo cosa aspettarmi, per cui ho apprezzato la storia (forse un po' scarna), ma soprattutto il modo egregio di scriverla.

mercoledì 1 gennaio 2020

Recensione || La casa delle voci di Donato Carrisi




Titolo: La casa delle voci
Autore: Donato Carrisi
Editore: Longanesi
Collana: La Gaja scienza
Anno edizione: 2019
In commercio dal: 2 dicembre 2019
Pagine: 400 p., Rilegato 

Abbiamo appena finito di leggere l'ultima fatica di Donato Carrisi, 'La casa delle voci', ai primi posti nelle classifiche dei libri più venduti in Italia ad appena un mese dalla sua uscita.

Quarta di copertina


"I fantasmi esistono. E io te ne darò la prova. Perché la paura nasce sempre da una storia"


«Gli estranei sono il pericolo. Fidati soltanto di mamma e papà.»

Pietro Gerber non è uno psicologo come gli altri. La sua specializzazione è l'ipnosi e i suoi pazienti hanno una cosa in comune: sono bambini. Spesso traumatizzati, segnati da eventi drammatici o in possesso di informazioni importanti sepolte nella loro fragile memoria, di cui polizia e magistrati si servono per le indagini. Pietro è il migliore di tutta Firenze, dove è conosciuto come l'addormentatore di bambini. Ma quando riceve una telefonata dall'altro capo del mondo da parte di una collega australiana che gli raccomanda una paziente, Pietro reagisce con perplessità e diffidenza. Perché Hanna Hall è un'adulta. Hanna è tormentata da un ricordo vivido, ma che potrebbe non essere reale: un omicidio. E per capire se quel frammento di memoria corrisponde alla verità o è un'illusione, ha disperato bisogno di Pietro Gerber. Hanna è un'adulta oggi, ma quel ricordo risale alla sua infanzia. E Pietro dovrà aiutarla a far riemergere la bambina che è ancora dentro di lei. Una bambina dai molti nomi, tenuta sempre lontana dagli estranei e che, con la sua famiglia, viveva felice in un luogo incantato: la «casa delle voci». Quella bambina, a dieci anni, ha assistito a un omicidio. O forse non ha semplicemente visto. Forse l'assassina è proprio lei.

La recensione de 'La casa delle voci' di Donato Carrisi

Di Donato Carrisi ho letto diversi libri, tra cui 'Il gioco del suggeritore', e devo dire che, tra gli autori italiani, è quello che finora non mi ha mai delusa. Ha un modo di scrivere molto semplice, che non si arresta sulle descrizioni inutili ma arriva subito al dunque, con quella giusta dose di mistero e di aspettativa che non guasta mai. 'La casa delle voci' è iniziato bene (generalmente odio i libri che già dalle prime pagine non mi incuriosiscono), mentre le pagine successive al primo capitolo mi hanno un po' distratta. La bravura dell'autore però si è fatta subito avanti, dal momento che il ritmo incalzante della storia ha fatto sì che lo leggessi, se non tutto d'un fiato, in pochissimi giorni. Che dire; mi è piaciuto. Non so dirvi se più o meno degli altri libri dello stesso autore, ma sicuramente il suo nome è diventato una garanzia nel panorama letterario italiano. Leggere Carrisi non delude; riesce sempre a trovare storie che, per un motivo o per un altro, catturano il lettore e lo tengono incollato alle pagine dei suoi romanzi senza possibilità di abbandonarli se non all'ultima pagina.
Se consigliamo la lettura de 'La casa delle voci'? Sicuramente è un ottimo libro da leggere, e sicuramente accontenterà anche i lettori più esigenti. 
Quando finirete di leggerlo, non dimenticate di farci sapere cosa ne pensate lasciandoci un commento a questo post!