martedì 18 dicembre 2018

'Senza mai arrivare in cima. Viaggio in Himalaya': la recensione

‘Sapevo che in montagna si cammina da soli anche quando si cammina con qualcuno, ma ero contento di dividere la mia solitudine con i miei compagni’




                                                      

Titolo: Senza mai arrivare in cima: viaggio in Himalaya
Autore: Paolo Cognetti
Editore: Einaudi
Collana: Supercoralli
Anno edizione: 2018
Pagine: 120 p., ill. , Rilegato

Sinossi


Che cos'è l'andare in montagna senza la conquista della cima? Un atto di non violenza, un desiderio di comprensione, un girare intorno al senso del proprio camminare. Questo libro è un taccuino di viaggio, ma anche il racconto illustrato, caldo, dettagliato, di come vacillano le certezze col mal di montagna, di come si dialoga con un cane tibetano, di come il paesaggio diventa trama del corpo e dello spirito. Perché l'Himalaya non è una terra in cui addentrarsi alla leggera: è una montagna viva, abitata, usata, a volte subita, molto lontana dalla nostra. Per affrontarla serve una vera spedizione, con guide, portatori, muli, un campo da montare ogni sera e smontare ogni mattina, e soprattutto buoni compagni di viaggio. Se è vero che in montagna si cammina da soli anche quando si cammina con qualcuno, il senso di lontananza e di esplorazione rinsalda le amicizie. Le notti infinite in tenda con Nicola, l'assoluta magnificenza della montagna contemplata con Remigio, il sa­liscendi del cammino in alta quota, l'alterità dei luoghi e delle persone incontrate. Questo è il viaggio che Paolo Cognetti intraprende sul finire del suo quarantesimo anno, poco prima di superare il crinale della giovinezza. «Alla fine ci sono andato davvero, in Himalaya. Non per scalare le cime, come sognavo da bambino, ma per esplorare le valli. Volevo vedere se da qualche parte nel mondo esiste ancora una montagna integra, vederla coi miei occhi prima che scompaia. Sono partito dalle Alpi abbandonate e urbanizzate e sono finito nel piú remoto angolo di Nepal, un piccolo Tibet che sopravvive all'ombra di quello grande e ormai perduto. Ho camminato per 300 chilometri e superato 8 passi oltre i 5000 metri, senza raggiungere nessuna cima. Mi accompagnavano un libro di culto, un cane incontrato lungo la strada, alcuni amici: al ritorno mi sono rimasti gli amici.


'La sensazione di perdere tempo 
divenne quella di doversi abituare a uno scorrere diverso del tempo. 
E’solo quando ci si arrende 
che si entra nel giusto spirito del viaggio'


La recensione di 'Senza mai arrivare in cima'

Premetto che non ho letto 'Le otto montagne' vincitore del Premio Strega nel 2017. Ho letto 'Senza mai arrivare in cima. Viaggio in Himalaya' senza aspettarmi molto né poco. L'ho letto perché volevo capire il motivo per cui il protagonista decide di fare quel viaggio ai confini della civiltà, diventando quasi un tutt'uno con la natura e l'ambiente circostante, in un clima molto diverso dal nostro e in condizioni estreme. L' ho amato sin dalle prime pagine e, nonostante su di esso sia stato detto di tutto, lo consiglierei a giovani e meno giovani. Paolo Cognetti scrive in un modo coinvolgente, senza inutili giri di parole; la sua scrittura arriva subito al cuore e le immagini che lui vede con i suoi occhi diventano realtà nella mente del lettore. Un libro dove il viaggio è quasi una catarsi interiore e un rigenerarsi dalla vita di tutti i giorni, dal quale si torna tutti un po' cambiati e forse anche migliori, lettori inclusi.




mercoledì 5 dicembre 2018

Intervista all'autore di 'Oltre le colonne'


Come promesso, abbiamo intervistato Vincenzo Picone, autore di 'Oltre le colonne - Il globo dei draghi' edito da Santelli Editore, recensito da noi qualche giorno fa. 

1. Quando hai capito che la scrittura era il tuo sogno?
Ho iniziato a scrivere cinque anni fa, in corrispondenza dell'inizio della mia vita universitaria. Inizialmente è stato solo un passatempo per tenere occupata la mente durante le due ore di treno quotidiane. Fu dopo la fine della scrittura del mio primo libro, "La chiave di Dustmoor", che iniziai a pensare che la scrittura potesse diventare una costante della mia vita. Così è stato, e ogni libro realizzato ha rappresentato una sfida ed un'emozione diversa e speciale.

2. Hai puntato subito sul fantasy oppure hai sperimentato anche altri generi letterari? 
Il fantasy è sempre stato la mia passione da bambino, non posso negarlo. Il mio primo libro è stato un fantasy che ripercorreva una storia che andavo ideando in termini vaghi fin dai tempi del liceo; proprio per questo interesse che nutro ancora oggi, sono tornato sul genere con la saga di Oltre le colonne.
Precedentemente ho provato anche il genere favolistico e la fantascienza, altro genere quest'ultimo che apprezzo molto, pur avendone una  conoscenza minore.

3. Hai progetti che bollono in pentola?
Oh sì, ne ho eccome! Il primo è quello di completare il secondo volume di Oltre le colonne. Dopodiché, ho in mente una storia di fantascienza che ritengo molto valida ed a cui tengo particolarmente per i profondi valori che affronterà. Una scrittura più impegnata, diciamo, ma con quella sensazione di scorrevolezza che spero di aver trasmesso anche negli altri miei libri.  

4. Abbiamo letto 'Oltre le colonne' e abbiamo scoperto soltanto alla fine del libro che era l primo capitolo di una
trilogia. Non vediamo l'ora di leggere il secondo capitolo. Quando pensi di darlo alle stampe?
Sfortunatamente non posso stabilire alcuna data. La scrittura è quasi completa, in questi giorni sono alle
prese con le revisioni finali, tuttavia saranno necessari i tempi che sempre accompagnano la ricerca di una casa
editrice disposta a pubblicare l'opera, che possono essere molto variabili.
Ma tranquilli, non ho alcuna intenzione di abbandonare Oltre le colonne, quali che siano le difficoltà!

5. Consigli per chi vorrebbe avvicinarsi alla professione di scrittore.
Avete un'idea in testa per una storia? Provate a gettarla giù su carta senza esitare. Pensate di non saper scrivere? L'idea vi sembra incompleta? Provateci comunque, che a rivedere il tutto ci si pensa dopo.
Un consiglio che posso dare a livello pratico è invece quello di ritagliarsi un proprio intervallo di tempo costante per la scrittura. Un'oretta dopo cena? Un viaggio in treno? Quello che volete, ma l'abitudine aiuta. Non attendete solo il momenti in cui vi sentite ispirati, perché la vita quotidiana è spietata verso il tempo libero.
Serve tanta pazienza per arrivare a vedere la fine della storia, ma sono poche le soddisfazioni paragonabili a quella di una recensione positiva o, ancor di più, del vedere il proprio nome in copertina.
Agli aspiranti scrittori diranno che nel mondo editoriale è difficile farsi pubblicare. Lo trovo vero, e anche in tal caso la casa editrice potrebbe fare più danni che altro. Quello che posso dire su questo è...credete in voi stessi, sempre.

6. Case editrici a pagamento. cosa ne pensi?
Ahi ahi, gran brutto argomento. Ho un'opinione molto negativa delle case a pagamento, forse per via dei motivi per cui io pubblico, ovvero la distribuzione e la soddisfazione. Quello della distribuzione è un aspetto immediatamente intuibile: sono le case editrici a far arrivare il libro sugli scaffali (e nemmeno sempre). La soddisfazione dell'aver pubblicato deriva, secondo me, dalla consapevolezza che qualcuno ha creduto nella tua storia abbastanza da investirci del denaro sopra, qualcuno che comunque ha fatto del valutare e vendere storie la sua occupazione. Le case editrici a pagamento non danno un riconoscimento, in quanto pubblicano per il denaro che gli viene dato. E, dal momento che già possono essere rientrate nelle spese grazie al contributo dell'autore, è facile che non abbiano nemmeno un interesse a promuoverlo nelle librerie.
Se non c'è riconoscimento né possibilità che la propria opera venga diffusa e letta, che si pubblica a fare?

7. Self-publishing... lo vedi come un modo per diventare uno scrittore indipendente o come una perdita di tempo?
 No, non una perdita di tempo, bensì uno strumento utile per chi voglia e riesca ad organizzare efficacemente una promozione della propria opera da sé, senza una casa editrice come intermediario. Utile per coloro che vogliano essere sia scrittori che promotori diretti della propria opera, attraverso fiere e presentazioni. E' una strada che potenzialmente può portare grandi soddisfazioni, ma si deve tener presente che ci sono librerie che mantengono pregiudizi piuttosto negativi verso gli autori indipendenti.
A livello di costi, nel self publishing si affrontano alcune delle spese solitamente sostenute dagli editori (codice ISBN, copertina ecc...), tuttavia le spese possono essere compensate da percentuali decisamente più alte di qualsiasi contratto editoriale e da costi di stampa molto spesso inferiori al prezzo con cui l'autore acquista copie dal proprio editore.

Come avete letto, le
difficoltà sono tante, ma lo ripeto ancora una volta: non
lasciatevi scoraggiare!

Ringraziamo nuovamente Vincenzo Picone per la disponibilità invitandolo a tenerci aggiornati sulle sue prossime pubblicazioni. Lo ringraziamo inoltre per averci dato delle risposte puntuali e scrupolose, e per averci dedicato il suo tempo. 
Se volete seguirlo potrete farlo su Facebook qui!