martedì 21 gennaio 2020

I leoni di Sicilia || Recensione




Titolo: I leoni di Sicilia
Autore: Stefania Auci
Editore: Nord

Quarta di copertina

Dal momento in cui sbarcano a Palermo da Bagnara Calabra, nel 1799, i Florio guardano avanti, irrequieti e ambiziosi, decisi ad arrivare più in alto di tutti. A essere i più ricchi, i più potenti. E ci riescono: in breve tempo, i fratelli Paolo e Ignazio rendono la loro bottega di spezie la migliore della città, poi avviano il commercio di zolfo, acquistano case e terreni dagli spiantati nobili palermitani, creano una loro compagnia di navigazione… E quando Vincenzo, figlio di Paolo, prende in mano Casa Florio, lo slancio continua, inarrestabile: nelle cantine Florio, un vino da poveri – il marsala – viene trasformato in un nettare degno della tavola di un re; a Favignana, un metodo rivoluzionario per conservare il tonno – sott’olio e in lattina – ne rilancia il consumo… In tutto ciò, Palermo osserva con stupore l’espansione dei Florio, ma l’orgoglio si stempera nell’invidia e nel disprezzo: quegli uomini di successo rimangono comunque «stranieri», «facchini» il cui «sangue puzza di sudore». Non sa, Palermo, che proprio un bruciante desiderio di riscatto sociale sta alla base dell’ambizione dei Florio e segna nel bene e nel male la loro vita; che gli uomini della famiglia sono individui eccezionali ma anche fragili e – sebbene non lo possano ammettere – hanno bisogno di avere accanto donne altrettanto eccezionali: come Giuseppina, la moglie di Paolo, che sacrifica tutto – compreso l’amore – per la stabilità della famiglia, oppure Giulia, la giovane milanese che entra come un vortice nella vita di Vincenzo e ne diventa il porto sicuro, la roccia inattaccabile.
Intrecciando il percorso dell’ascesa commerciale e sociale dei Florio con le loro tumultuose vicende private, sullo sfondo degli anni più inquieti della Storia italiana – dai moti del 1818 allo sbarco di Garibaldi in Sicilia – Stefania Auci dipana una saga familiare d’incredibile forza, così viva e pulsante da sembrare contemporanea.

La recensione di Libriinuscita

Ho iniziato a leggere 'I leoni di Sicilia' sulla scia delle numerose recensioni positive che si sono susseguite su internet e sulla carta stampata. L'ho divorato in poche ore, non tanto perché la storia fosse coinvolgente oltre misura, quanto perché volevo vedere se l'amore di Ignazio per Giuseppina prima o poi trovasse un modo di esistere; sono rimasta delusa perché alla fine tra loro sono state più le parole non dette che tutto il resto. Poi ho proseguito nella lettura fiduciosa che almeno Vincenzo trovasse un amore che le facesse battere il cuore all'impazzata, ma ha trovato Giulia che ha trattato per buona parte della sua vita come una mantenuta, e per il resto come una condannata a morte cui è stata concessa la grazia solo per aver generato il tanto agognato figlio maschio. Un uomo che soltanto in punto di morte chiede alla moglie se l'ha resa felice, ma che in realtà se l'è sposata forse soltanto perché lui ormai non era più nel fiore degli anni per potersi permettere una sposa giovane e bella, e perché le ha dato un figlio maschio da poter finalmente riconoscere. Che dire di questo libro che molti hanno definito un capolavoro; pur essendo scritto in un linguaggio scorrevole e grammaticalmente corretto, non mi ha attirato più di tanto. La trama insiste forse troppo sulla voglia di emergere di Florio, a volte in maniera molto pesante, tanto che ci sono dei passaggi che annoiano il lettore abbastanza pesantemente. Sicuramente è uno dei pochi libri scritti bene, tra quelli usciti da poco, per cui vale la pena leggerlo (se non avete d meglio da fare).
 

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